Comunicato stampa

Forlì-Cesena: l’andamento dei prezzi della frutta estiva

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La stagione 2020 è stata caratterizzata da una minore produzione e da un incremento dei prezzi medi della frutta estiva, in continuità con le già difficili annate precedenti. Tutto questo, associato ad un ridimensionamento, in atto da tempo, delle superfici coltivate, a specifici problemi sanitari, di concorrenza sleale e alla straordinarietà del periodo indotta dall’emergenza Covid-19, rendono ancora più centrale e critico il tema della redditività dei produttori locali. Questo in sintesi quanto emerge dai dati rilevati dalla Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, in collaborazione con la Commissione prezzi dedicata.


La Camera di commercio della Romagna – Forlì-Cesena e Rimini, attua un monitoraggio continuo dell’andamento dei prezzi in agricoltura nella provincia di Forlì-Cesena, grazie anche al lavoro delle Commissioni prezzi che settimanalmente implementano il listino. La loro attività, puntuale e assidua, consente di monitorare le quotazioni dei prodotti agricoli lungo tutto il corso dell’anno, fornendo informazioni indispensabili per la trasparenza del mercato ortofrutticolo e, nel caso specifico di questo comunicato, una fonte di dati imprescindibile, per analizzare le dinamiche del settore frutticolo locale.

Analizzando i dati relativi all’andamento dei prezzi della frutta estiva nel territorio di Forlì-Cesena, si evidenzia un incremento delle quotazioni medie stagionali, conseguente alla rilevante contrazione dell’offerta (riduzione della produzione raccolta a causa delle avversità meteo-climatiche di inizio primavera). Ci si trova, dunque, di fronte ad un’altra stagione di scarsa produzione e di qualità contenuta, che si associa alla costante riduzione delle superfici coltivate (in atto già da diversi anni) e agli effetti straordinari dell’emergenza Covid-19 sulle strutture di costo dei produttori e dell’intera filiera ortofrutticola.

“L'andamento particolarmente negativo dell'annata che sta finendo, purtroppo, aggrava le difficoltà strutturali di questo importante comparto della nostra agricoltura e, quindi, dell’economia territoriale - commenta Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di commercio della Romagna -. Mi preme, ancora una volta, ricordare che la frutticoltura estiva deve essere oggetto di attenzione da parte di tutti i livelli di Governo, perché si tratta, non solo di una componente di rilievo della nostra economia, ma anche di un asset che qualifica e rende unico da più punti di vista il nostro Territorio. Il ruolo, non solo produttivo delle coltivazioni agricole, in generale, e della frutticoltura, in particolare, è infatti ormai riconosciuto ad ogni livello. Per questo occorre agire per preservare, sia la capacità diretta che ne deriva di produrre ricchezza, sia quella indiretta in termini di competenze specifiche, sviluppate nel tempo, riconoscendone la capacità di conferire valore e qualità distintive al nostro paesaggio. In questo periodo di emergenza sanitaria, abbiamo toccato con mano, per esempio, come il paesaggio sia un ulteriore elemento di promozione territoriale e l’agricoltura un settore capace di interagire in “filiera” con il turismo, la cultura, il commercio di prossimità e con le stesse produzioni artigianali/industriali.”

I dati

In provincia di Forlì-Cesena, la frutticoltura e in particolare le produzioni di Pesche e Nettarine si qualifica come specializzazione e vocazione territoriale, sebbene da anni superfici, quantità e valore siano in ridimensionamento. Per il 2020, le gelate tardive di fine marzo e dei primi giorni di aprile hanno causato danni rilevanti alle colture in fioritura che si sono riflessi nei livelli produttivi attuali. In base alle valutazioni degli operatori settoriali si stima, con verosimile certezza, una flessione produttiva dell’80% (rispetto alla precedente stagione) per albicocche, pesche e nettarine; del 70% per le susine. La minore quantità raccolta ha comportato una riduzione delle giornate lavorate di circa il 15%, con problematiche sull’occupazione agricola e sulla struttura imprenditoriale dei coltivatori.
Nel medio periodo (dal 2010 ad oggi) complessivamente la superficie agricola utilizzata (SAU) dedicata alle coltivazioni frutticole estive (pesche, nettarine, susine e albicocche) si è ridotta di circa 4.100 ettari, dimezzandosi sostanzialmente (fonte ISTAT, dati provvisori 2020). In particolare, per la varietà di pesche e nettarine, la flessione della SAU è stata del 61,1%.
Gli ultimi dati disponibili (anno 2019, elaborazioni della Camera di commercio della Romagna) riportano una produzione lorda vendibile (PLV) relativa alla frutta estiva pari a 32,8 milioni di euro correnti, il 41,9% della PLV frutticola provinciale e il 6,3% di quella totale; nel 2009 le incidenze erano rispettivamente il 66,9% e il 12,7%.

Sul fronte dei prezzi, i dati riportati nel listino della Camera della Romagna ed elaborati dall’Ufficio Informazione economica (media equiponderata dei prezzi dei gruppi di prodotti nelle settimane di quotazione e confronto con il medesimo periodo del precedente anno) mostrano corsi crescenti delle quotazioni, conseguentemente alla minore offerta immessa sul mercato: albicocche (+140,8%), susine (+42,8%), pesche gialle (+84,8%), nettarine gialle (+121,2%). L’intensità di queste variazioni deve essere letta considerando i valori di partenza dei prezzi medi del 2019, che erano assai ridotti.
Per la totalità di pesche e nettarine, il prezzo medio della stagione 2020 (riconosciuto al produttore, senza IVA o sussidi, N.d.R.) si è attestato a 0,6515 €/kg; lo scorso anno fu di 0,3544 €/kg. La quotazione media stagionale per le albicocche è pari a 1,2042 €/kg, quella delle susine è di 0,5375 €/kg.
La positiva dinamica dei prezzi rilevata nella stagione 2020, conseguente alla rilevante contrazione dell’offerta, non garantisce tuttavia una redditività per i produttori, penalizzati dai bassi volumi produttivi e da costi operativi che si mantengono incidenti e aggravati, lungo tutta la filiera ortofrutticola, dalle misure di adeguamento per l’emergenza Covid-19.
La crisi nel comparto frutticolo locale ha portato, negli ultimi anni, ad una severa selezione dei coltivatori: chi è rimasto rappresenta, ad oggi, l’eccellenza dei produttori. Da loro sono stati realizzati investimenti in innovazione di prodotto e di processo (miglioramento degli impianti, adozione di tecniche di coltivazione all’avanguardia, rinnovo delle varietà) che richiedono una tendenziale remunerazione economica, allo stato attuale non realizzabile.

 

[Comunicato stampa n. 47 del 4 settembre 2020]