Benessere equo e sostenibile nelle province di Forlì-Cesena e Rimini
La Camera di commercio della Romagna diffonde la sintesi degli ultimi dati ufficiali, sul benessere equo e sostenibile (BES) nelle province di Forlì-Cesena e Rimini. Il BES viene declinato attraverso un insieme organico di indicatori, suddivisi in 11 dimensioni: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi.
Sono da poco usciti, ad opera dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), gli indicatori di benessere equo e sostenibile (BES) 2021 delle province italiane, che hanno la pretesa di misurare e confrontare, ricorrendo a dati quantitativi e qualitativi, la bontà dei diversi modelli di sviluppo territoriale, evidenziandone esiti e ritardi.
Gli indicatori sono riuniti per argomento e la possibilità di metterli a confronto offre l’occasione, per le province, di comprendere e valutare il proprio posizionamento in ciascuna area.
Sintesi dei dati sul benessere equo e sostenibile (BES) in provincia di Forlì-Cesena
Nell’ambito della dimensione salute è evidente come la pandemia da Covid-19 abbia influenzato in negativo, gli indicatori legati al tema dell’aspettativa di vita (stime 2020); positivi per il territorio gli indicatori legati al tema della mortalità all’anno 2018.
Nel dettaglio: nel territorio forlivese e cesenate i valori del 2019 relativi alla speranza di vita alla nascita per maschi, femmine e totale erano tutti superiori sia al dato regionale che a quello nazionale; tale tendenza si conferma anche nelle stime del 2020, nonostante la pandemia da covid-19 abbia fatto registrare un calo che si attesta mediamente su circa 6 mesi/1 anno di età per tutti gli indicatori; spicca comunque il dato sulla speranza di vita femminile nel territorio provinciale che nel 2019 era di 86,4 anni e che si attesta nel 2020 a 85,5 con un dato superiore alla media regionale e nazionale.
Migliori rispetto ai territori di confronto i tassi standardizzati di mortalità totale e 65 anni e più (dati riferiti all’anno 2018); il tasso standardizzato di mortalità totale si attesta a 76,9 morti per diecimila abitanti, rispetto ai 79,4 del dato regionale e agli 82,9 del dato nazionale; il tasso standardizzato di mortalità dai 65 anni e più è in provincia di Forlì-Cesena di circa 378 morti per diecimila residenti, rispetto ai circa 388 del dato regionale e ai 407 del dato nazionale
Il tasso standardizzato di mortalità per tumore (20-64 anni) si colloca al 6,7%, dato più basso dei contesti di riferimento. Nonostante le evidenti difficoltà della sanità pubblica causate dall’epidemia del covid 19, le strategie e i programmi di screening messi in campo dall’Ausl della Romagna hanno consentito un miglioramento rispetto alla rilevazione precedente.
Il profilo di benessere legato alla dimensione istruzione e formazione si presenta variegato nel nostro territorio provinciale. Analizzando i dati nell’ordine tabellare, il primo indicatore che riguarda i giovani che non lavorano e non studiano, appare particolarmente basso rispetto al dato nazionale (quasi otto punti in meno) e inferiore anche al dato regionale, che testimonia un’attenzione particolare per contrastare Il fenomeno dei cosiddetti “Neet”. Dato confortante che invita tutti i soggetti interessati a perseguire politiche che consolidino questo trend, e se possibile, di migliorarlo.
La percentuale di persone tra i 25 e 64 anni con almeno un diploma (il 64,1%) risulta più bassa della media regionale di quasi 5 punti seppur superiore alla media nazionale; dato che va approfondito per rilevarne cause e problematiche e migliorarne la percentuale.
Il dato dei laureati ed altri titoli terziari nella fascia d’età 25-39 e 30-39 è decisamente in aumento rispetto alla rilevazione precedente; con lo sviluppo continuo dell’Università degli studi di Bologna sul versante forlivese-cesenate, si ritiene che questa percentuale debba avere una crescita costante nell’immediato futuro, viste le opportunità sempre crescenti di corsi di laurea. Il recente accordo per la strutturazione di un corso di laurea di medicina e chirurgia a Forlì va in questa direzione.
La percentuale dei laureati in discipline tecnico-scientifiche è in linea con il dato regionale e nazionale (17% di laureati in materie STEAM ogni 1000 giovani fra i 20 e i 29 anni).
Buoni i punteggi ottenuti nelle prove di competenza alfabetica e di competenza numerica, superiori sia al dato regionale, sia a quello nazionale, nonostante l’evidente abbassamento rispetto alla rilevazione precedente, causato probabilmente dalle difficoltà provocate dalla pandemia del covid- 19 nel mondo scolastico.
Negativo, invece, l’indicatore sulla formazione permanente, lontano dalla media regionale e nazionale.
Nel settore lavoro e conciliazione dei tempi di vita il quadro generale si presenta con indicatori positivi, con le eccezioni negative del dato sugli infortuni sul lavoro e inabilità permanente, superiore di 7 punti in percentuale alla media nazionale e di 5 punti del dato regionale e delle giornate retribuite nell’anno, inferiori sia al dato regionale, sia al dato nazionale. Va sottolineato che quest’ultimo confronto statistico ha come ultimo riferimento disponibile la rilevazione del 2018.
A livello di partecipazione, i tassi di mancata partecipazione al lavoro (totale giovanile) sono inferiori al dato regionale e particolarmente più bassi rispetto alla media nazionale (oltre la metà).
In ambito occupazionale, assai positivi i dati sia sul lavoro giovanile (14 punti in percentuale superiore alla media nazionale e 5 punti di quella regionale), come pure il tasso di occupazione complessivo (20-64 anni), nettamente superiore alla media nazionale e leggermente sopra a quella regionale.
La differenza di genere nel tasso di mancata partecipazione al lavoro presenta un dato in percentuale migliore rispetto all’ambito regionale e nazionale; 4.3 a fronte di 4.7 e 6.7; il gap tra il tasso di occupazione femminile (20-64 anni) e maschile si attesta a –16 p.p. Il lavoro “al femminile” rientra fra i settori più colpiti dagli effetti del Covid-19 nell’economia, sia locale sia nazionale.
Il valore delle giornate medie di retribuzione nell’anno per i lavoratori dipendenti in provincia di Forlì-Cesena (77,3%), riferito all’anno 2019, è praticamente in linea col dato nazionale (78%) mentre si allontana dal dato regionale (2,7% in meno).
Non migliore la situazione nella differenza di genere delle giornate retribuite all’anno dove il dato del territorio forlivese e cesenate è peggiorativo rispetto sia al dato nazionale (-2,5%), sia al dato regionale (-1,4%).
Il tasso di disoccupazione generale si attesta in linea alla media regionale, ma nettamente più basso del dato nazionale mentre quello giovanile è migliorativo rispetto alla precedente rilevazione (11,3 rispetto al 13 del 2019); confrontando i dati sulla occupazione e disoccupazione totale e giovanile è possibile affermare la buona occupazione del territorio provinciale di Forlì-Cesena.
Riguardo al benessere economico, la situazione reddituale dei cittadini del territorio provinciale presenta aspetti non propriamente positivi; nel confronto regionale si evidenziano notevoli differenze in senso negativo, (reddito delle famiglie pro capite e retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti - 3.000 euro circa); nel confronto nazionale l'unico dato che presenta un segno positivo è rappresentato dal reddito lordo pro capite (+700 euro circa). Il confronto si basa sulle ultime rilevazioni statistiche che nel primo caso è del 2017 e nel secondo del 2019.
Pure l'importo medio annuo delle pensioni risulta inferiore alla media regionale, ed allineato alla media nazionale; migliore il dato sulle pensioni di basso importo, che è maggiore di 1,9 punti percentuali al regionale ma inferiore di 1,2 punti rispetto al dato nazionale.
La differenza di genere nella retribuzione media dei lavoratori dipendenti si attesta praticamente sugli stessi valori nazionali, ma in controtendenza rispetto a quelli regionali, con una marcata differenza in senso positivo, a testimonianza di un minore utilizzo nel nostro territorio di contratti flessibili, part-time, stagionali da parte delle donne.
Il confronto sui dati statistici a disposizione è sull’anno 2019. Ovviamente il dato testimonia le problematiche salariali di genere presenti anche nel territorio provinciale, con il noto gap salariale nei confronti del lavoro femminile, che se anche meno evidente rispetto ad altri ambiti, ne testimonia l’esistenza.
Per quanto riguarda il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie appare lievemente superiore sia al dato regionale e inferiore al dato nazionale.
La dimensione relazioni sociali evidenzia le seguenti tendenze, riguardo ai temi sulla disabilità, l’immigrazione e la società civile. Inferiore il dato sulla presenza di alunni disabili rispetto agli altri contesti territoriali, sia rispetto alla percentuale di alunni disabili nel complesso, sia rispetto all’indicatore riguardante le scuole di II grado: la percentuale nel complesso delle scuole è inferiore dello 0,9%. e dello 1%. rispettivamente per regione e Italia; la percentuale riferita alle scuole di secondo grado è inferiore all’1,1%. e dello 0,9%. rispetto a regione e nazione. La presenza di postazioni informatiche adattate mostra un evidente ritardo paragonato agli altri contesti (-20,8p.p. rispetto al dato regionale e -16,1 p.p. rispetto al dato nazionale).
Nel tema immigrazione la percentuale dei permessi di soggiorno sul totale degli stranieri residenti è del 69,3%, inferiore al dato regionale (-5,9 p.p.) e anche al dato nazionale (-2,4 p.p.).
Il valore relativo alla quota di istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti in provincia di Forlì-Cesena (71,4) è superiore di 9 p.p rispetto al dato regionale e di 11,3 p.p. rispetto al dato nazionale, a testimonianza della capillare diffusione in questo territorio di questo tipo di associazionismo.
In merito a politica e istituzioni, il problema della rappresentanza politica delle donne in Italia rimane una situazione generalizzata, sia nelle amministrazioni centrali, sia nelle amministrazioni locali. Nonostante diversi interventi normativi specifici approvati negli anni (non ultima la legge “Del Rio” che prevede l'obbligo negli organismi decisionali degli Enti Locali di una presenza equilibrata dei due sessi), le quote rosa”faticano nel nostro Paese a trovare una corrispondenza istituzionale. Nella nostra regione, comunque, il dato regionale e quello dei Comuni del territorio provinciale si attesta su una percentuale superiore al dato nazionale, che è attorno al 33%, mentre a livello comunale si attesta oltre il 37%, nel pieno rispetto delle “quote rosa”, ma nell'ambito obbligatorio previsto da tale legge.
Anche la percentuale di giovani (<40 anni) sul totale degli amministratori comunali di origine elettiva non presenta un dato esaltante (32,2%) pur restando superiore agli altri contesti.
L'indicatore sull'incidenza delle spese rigide nelle amministrazioni provinciali appare più alto rispetto agli altri, causa la riforma che ha interessato le Province, nei complessi meccanismi di riduzione delle competenze e quindi dei relativi capitoli di entrate finanziarie, mentre la capacità di riscossione è in linea col dato regionale e nazionale.
Rispetto alla rilevazione precedente (anno 2018) si evidenzia comunque un miglioramento di circa 5 punti in percentuale sull’incidenza delle spese rigide.
In tema di sicurezza per quello che riguarda i dati sulla criminalità, le rilevazioni fanno riferimento all’anno 2019; gli indicatori della criminalità generale risultano molto inferiori alla media regionale e nazionale. In dettaglio il tasso di criminalità predatoria (rapine denunciate per 100 abitanti), pari a 27.9 è assai distante dal dato regionale (40.8) e da quello nazionale (40.3), come le truffe e frodi informatiche, (268.3 contro il 339.9 regionale e 351.7 nazionale). Confrontando questi due indicatori con le rilevazioni degli anni precedenti, si nota come nel caso delle truffe e frodi informatiche ci sia un costante aumento dal 2015 (il dato di partenza era 247,7), mentre per la criminalità predatoria si osserva una costante diminuzione (il dato di partenza era 36,9). Stabile invece il dato sulle violenze sessuali riferito agli anni precedenti, mediamente attorno al 9/10%
Assolutamente confortante il tasso di omicidi volontari consumati negli ultimi tre anni, che risulta pari a 0, contro lo 0.5 regionale e nazionale.
Il tema della sicurezza stradale è affrontato analizzando il numero di feriti rispetto agli incidenti e rispetto alla popolazione residente. I dati, riferiti all’anno 2019, che non consentono quindi di leggere l’importante diminuzione dell’incidentalità stradale registrata nel 2020 in seguito alla riduzione della mobilità imposta dal COVID-19, evidenziano per il territorio di Forlì-Cesena un andamento migliore rispetto alla regione e all’Italia per quanto riguarda il rapporto percentuale tra i feriti e gli incidenti sia per ogni tipologia di strada, sia ristretto al solo ambito stradale extraurbano (escluse le autostrade).
L’analisi del tasso, ovvero il rapporto dei feriti in incidente stradale ogni 1.000 abitanti, evidenzia contrariamente un dato peggiore sia in raffronto al dato regionale sia al dato nazionale, pari al 4 per mille. La differenza è rispettivamente di 0,1 e di 1,1 punti, probabilmente a causa della vocazione turistica del territorio provinciale di Forlì-Cesena, con un consistente aumento del traffico nei periodi di vacanza.
Paesaggio e patrimonio culturale - La percentuale relativa alla densità di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pubblico si attesta sullo 0,1%, dato più basso rispetto al valore regionale (0.7%) e nazionale (1,8%.) Va sottolineato che l'indicatore misura le sole aree verdi vincolate ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.lgs. 42/2004 e s.m.): spazi a cui si riconosce un interesse pubblico come giardini, parchi annessi alle grandi proprietà nobiliari, orti e i giardini botanici, sempre se caratterizzati da rilevanza artistica o storica. Inoltre il dato si riferisce al Comune capoluogo di Provincia e la rilevazione risale all’anno 2018.
Non soddisfacente per il territorio forlivese e cesenate l’indicatore sulla densità e rilevanza del patrimonio museale (anche a cielo aperto) che certifica il numero di strutture espositive permanenti per 100 kmq (musei, aree archeologiche e monumenti aperti al pubblico), ponderato per il numero dei visitatori, che si attesta su un dato inferiore sia a livello regionale che nazionale (0.5 a fronte di 1.1. regionale 1.6 nazionale), nonostante la presenza di musei rilevanti a livello nazionale ed internazionale (i musei del San Domenico a Forlì, il museo interreligioso a Bertinoro).
Buona la presenza del numero delle biblioteche per 100.000 abitanti rilevato nell’anno 2020, superiore al dato nazionale e in avvicinamento a quello regionale.
La dotazione di risorse del patrimonio culturale (numero di beni culturali), che certifica beni immobili culturali, architettonici e archeologici registrati nel sistema informativo VIR - Vincoli in rete, per 100 kmq si attesta su valori superiori al dato nazionale ma di gran lunga inferiore al dato regionale.
La percentuale di comuni in cui sono presenti aree di particolare interesse naturalistico (presenza siti della Rete Natura 2000) è inferiore al dato regionale, ma assai superiore a quello nazionale.
Grazie alla particolare posizione geografica all’interno della pianura padana, nonché all’attenzione espressa da Regione Emilia-Romagna per sostenere il turismo rurale, alla notorietà mondiale di cui godono le produzioni tipiche romagnole, si rileva una particolare diffusione sul territorio provinciale delle aziende agrituristiche pari a 7,8 aziende ogni 100 kmq, superiore di 2,5 punti percentuali al dato regionale e praticamente in linea con il dato nazionale, lievemente in crescita rispetto alla rilevazione precedente del 2018.
L'analisi dell’ambiente presenta nel nostro territorio una situazione non positiva; la disponibilità di verde urbano nella Provincia Forlì-Cesena presenta un valore assai inferiore a quello regionale (23,9mq per abitante contro il 43,9) e pure a quello nazionale (33,8 mq per abitante).
L’indicatore riguardante il numero di giorni di superamento di limiti di inquinamento dell'aria PM10 si presenta anch'esso negativo: il dato nel capoluogo di provincia (37 gg) è superiore a quello regionale(32 gg.) in evidente peggioramento rispetto alla rilevazione dell’anno 2019, laddove il valore provinciale si attestava a 26 giorni di superamento.
Migliore la situazione del numero di giorni di superamento previsti per il biossido di azoto N02 con valori assai inferiori al dato regionale (28 giorni contro i 46 regionali).
Positivo, invece, l'indicatore sulla dispersione della rete idrica, che misura il valore percentuale del volume delle perdite idriche totali sui volumi immessi in rete, dove i valori sono migliori rispetto ai territori di riferimento. Il dato della Provincia Forlì-Cesena (28,4%) è migliorativo sia rispetto al dato regionale (31,2%) sia al dato nazionale (42,0%)
Il consumo di energia elettrica per uso domestico risulta inferiore al nazionale del 2,48% e del 7,39% rispetto al regionale. Nell’ambito del tema della sostenibilità ambientale, la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel territorio provinciale si attesta al 21,0, superiore al dato regionale che si ferma al 20,5 ma nettamente inferiore al dato nazionale del 34,9.
L’indice degli impianti fotovoltaici installati per kmq esprime un ottimo indicatore, superiore sia al dato regionale sia al dato nazionale. La percentuale della produzione lorda degli impianti fotovoltaici installati rispetto al valore Italia è in provincia di Forlì-Cesena dell’1,1% che contribuisce sul 9,6% della regione Emilia-Romagna (3° regione in Italia per la produzione da impianti fotovoltaici).
Il tema della ricerca, innovazione e creatività assume rilevanza sempre maggiore nel tessuto produttivo locale e nazionale, dove l’estrema concorrenzialità dei mercati spingerà sempre di più le imprese in questa direzione.
In tema di innovazione, l’indicatore “propensione all’acquisizione licenze e brevetti (imprese attive con 3 e più addetti)” misura la percentuale di imprese attive che hanno acquisito licenze e brevetti sul totale delle imprese attive impegnate in progetti di innovazione; il dato provinciale si attesta sul 6.9% inferiore al dato regionale (8.0%) e a quello nazionale (7.7%)
Raffronto negativo anche rispetto all’indicatore della specializzazione produttiva nei settori ad alta densità di conoscenza, che rileva la percentuale di imprese con attività principale nei settori manifatturieri ad alta tecnologia e nei servizi ad alta intensità di conoscenza (esclusa la pubblica amministrazione). Per entrambi gli indicatori la rilevazione risale all’anno 2018.
In tema di ricerca , l’indicatore “Innovazione del sistema produttivo (imprese attive con 3 e più addetti)” misura la percentuale di imprese attive impegnate in progetti di innovazione e di imprese attive con utilizzo di piattaforme digitali sul totale delle imprese attive; anche in questo caso la rilevazione è dell’anno 2018 e presenta per il territorio forlivese e cesenate un dato percentualmente inferiore sia a quello sia a quello nazionale; mentre il dato è assai vicino a quello nazionale (47.4 provinciale e 48.1 nazionale) a livello regionale la distanza è più ampia (50.2, quindi 3 punti in percentuale in meno).
Si evidenzia comunque come la Regione Emilia-Romagna su questi temi presenti quasi ovunque indicatori superiori al dato nazionale.
Non presente il dato provinciale sui lavoratori della conoscenza, che misura la percentuale di occupati con istruzione universitaria (Isced 6,7 e 8) in professioni Scientifico-Tecnologiche (Isco 2-3) sul totale degli occupati.
Qualità dei servizi - Gli indicatori socio-sanitari sono complessivamente positivi; seppur non eccelsa la percentuale di bambini (0-2 anni) che ha usufruito di servizi comunali per l'infanzia (22,2%), risulta assai superiore al dato nazionale (14,1%), anche se inferiore al dato regionale (27,6%); così come è particolarmente basso l'indicatore dell’'emigrazione ospedaliera in altra regione (2,6 rispetto al 4,1 regionale e al 6,5 nazionale).
Rilevante la presenza di servizi per l’infanzia, lievemente superiore al dato regionale e quasi il doppio di quella nazionale. Il confronto è sull’anno 2018, ultima rilevazione disponibile.
Le interruzioni del servizio elettrico senza preavviso sono particolarmente basse rispetto al dato nazionale e migliorative rispetto alla precedente rilevazione col dato regionale.
Migliorativo il dato sulla raccolta differenziata dei rifiuti urbani da parte dei Comuni in forte recupero rispetto alla rilevazione precedente (anno 2018) superiore a quello nazionale e anche se non ancora in linea con quello regionale. Gli effetti della raccolta differenziata con il sistema “del porta a porta” implementato nell’anno 2018 sono evidenti, in attesa che anche il comprensorio cesenate aderisca “al porta a porta”.
Forte ritardo infrastrutturale sulla copertura internet a banda larga, percentualmente la metà rispetto al dato regionale e al dato nazionale, divario che va assolutamente colmato.
Migliora l’indice di sovraffollamento degli istituti di pena rispetto al 2019, anche se risulta ancora superiore sia al dato regionale sia a quello nazionale, 108, 2 a fronte di 104,9 regionale e 105,5 nazionale.
La pandemia ha imposto in questi contesti misure di contenimento del virus ma permangono ancora problemi infrastrutturali del sistema penitenziario, seppure risolti in parte.
In tema di mobilità urbana, infine, continua a rimanere basso nel comune capoluogo (e leggermente in calo) il valore dell’indicatore che misura l’offerta del trasporto pubblico locale (1.634,8 posti-km per abitante riferito all’ultima rilevazione del 2018, caratterizzato sempre con un notevole gap nei confronti della media italiana (4.553,2) ed emiliano-romagnola (2,798.4). Come già osservato in passato, occorre tuttavia ricordare che tale indicatore è fortemente influenzato, a livello regionale, dal numero di Km/anno del servizio TPL assegnato dalla Regione Emilia-Romagna alle singole province in fase di programmazione.
Sintesi dei dati sul benessere equo e sostenibile (BES) in provincia di Rimini
Nell’ambito della dimensione salute è evidente come la pandemia da Covid-19 abbia influenzato in negativo, nel territorio di Rimini più che negli altri territori, gli indicatori legati al tema dell’aspettativa di vita (stime 2020). Risultano positivi per il territorio gli indicatori legati al tema della mortalità all’anno 2018.
Nel dettaglio, nel territorio riminese i valori del 2019 relativi alla speranza di vita alla nascita per maschi, femmine e totale erano tutti significativamente superiori e migliori sia al dato regionale che a quello nazionale; le stime del 2020, segnate dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, segnano un calo della speranza di vita in tutto il territorio nazionale.
Nel territorio provinciale le stime del 2020 parlano di indicatori ancora leggermente migliori rispetto ai territori di confronto tranne per l’indicatore della speranza di vita femminile; va evidenziato però come il calo che si è registrato in Italia e in regione è stato in media di 1 anno di età per tutti gli indicatori, mentre in provincia di Rimini si sono registrati in media cali di 2 anni di età in tutti gli indicatori; significativo l’esempio della speranza di vita femminile che dal 2019, dove l’indicatore misurava 86,3 anni, uno dei più alti dell’intero territorio nazionale è sceso a 84,4 nel 2020 con un dato ora inferiore alla media regionale.
Migliori rispetto ai territori di confronto i tassi standardizzati di mortalità totale e 65 anni e più (dati riferiti all’anno 2018); il tasso standardizzato di mortalità totale si attesta a 75,2 morti per diecimila abitanti, inferiore del 5,3% al dato regionale e del 9,3% rispetto al dato nazionale; il tasso standardizzato di mortalità dai 65 anni e più è in provincia di Rimini di 371 morti per diecimila residenti, inferiore del 4,6% al dato regionale e del 8,8% rispetto al dato nazionale Il tasso standardizzato di mortalità per tumore (20-64 anni) si colloca tra il dato regionale e quello nazionale.
Nell’ambito della dimensione istruzione e formazione la provincia di Rimini presenta indicatori negativi ed intermedi rispetto ai dati nazionali e regionali. Nel dettaglio: osservando il dato riferito ai NEET, acronimo con cui si indicano i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e che non frequentano corsi formali d’istruzione o di formazione (Neither in Employment, or in Education or Training), si nota che tale percentuale nel nostro territorio è pari al 19,9% migliorativo rispetto al dato nazionale (23,3%), ma significativamente distante dal dato regionale (15,9%).
La percentuale di persone con almeno il diploma (il 60,1% della popolazione di 25-64 anni) presenta un valore negativo rispetto al dato regionale (-8,7 p.p.) e, se pur con valori più prossimi, anche rispetto al dato nazionale (-2,8 p.p.).
Si evidenziano valori minori anche per gli indicatori 3 e 4, riportanti rispettivamente le percentuali di persone di 25-39 anni e 30-39 anni che hanno conseguito un titolo di livello terziario sul totale delle persone di 25-39 anni (livello terziario corrispondente all’Isced 5, 6, 7 o 8 in base allo standard UNESCO preso come sistema internazionale di classificazione dei corsi di studio).
Situazione migliore per gli indicatori del livello di competenza alfabetica e numerica; il livello di competenza alfabetica è confrontabile al valore regionale (-1%) e superiore al dato nazionale (+2,6% rispetto al livello nazionale); il livello di competenza numerica è sostanzialmente in linea rispetto alla regione (-0,6% rispetto al livello regionale), mentre è superiore al dato nazionale (+4,2% rispetto al livello nazionale).
Negativo il dato dei laureati in discipline tecnico-scientifiche (STEM) dove in provincia di Rimini si registra un valore (13,7%) peggiorativo rispetto al valore regionale (-3,4 p.p.) ed al valore nazionale (-2,4 p.p.).
Per quanto riguarda il tema del lifelong learning, l’area riminese è caratterizzata da una bassa percentuale di persone in età lavorativa in formazione permanente, pari al 5,9%, valore più basso di quello nazionale (-1,3 p.p.) e soprattutto di quello regionale (-3,3 p.p.).
Nell’ambito della dimensione lavoro e conciliazione dei tempi di vita la provincia di Rimini presenta in generale indicatori con valori più vicini alle medie nazionali rispetto ai valori medi regionali dove le differenze, in negativo, sono più accentuate: per gli indicatori con anno di riferimento 2020 è evidente come la provincia di Rimini, territorio ricco di lavoro caratterizzato dalla stagionalità dovuta alla forte vocazione turistica, abbia fortemente risentito più di altri territori degli effetti negativi della pandemia COVID-19; nel dettaglio:
Gli indicatori relativi ai tassi di mancata partecipazione al lavoro risultano entrambi migliori rispetto al dato italiano ma molto distanti dai valori regionali; in particolare il tasso di mancata partecipazione al lavoro giovanile (15-24 anni) che nel 2019 presentava un valore molto positivo rispetto a quelli dei territori di confronto è nel 2020 lontano di ben 14,9 p.p. dal valore regionale.
La differenza di genere nel tasso di mancata partecipazione al lavoro (6,8%) e nel tasso di occupazione (-19,2%) mostrano valori in linea con i dati nazionali, ma significativamente lontani in negativo dai valori regionali; negativa la differenza di genere delle giornate retribuite all’anno dove il dato del territorio riminese è peggiorativo rispetto ai dati regionale e nazionale.
Il tasso di occupazione (20-64 anni), pari al 68,5%, è inferiore al dato regionale (-5,2 p.p.), ma superiore a quello nazionale (+6 p.p.); il tasso di occupazione giovanile (15-29 anni), pari al 32,3%, segue lo stesso andamento: -5,8 p.p. se confrontato con il dato regionale e +2,2 p.p. rispetto a quello nazionale. Il valore delle giornate medie di retribuzione nell’anno per i lavoratori dipendenti nel territorio provinciale (riferito all’anno 2019) risente fortemente dell’incidenza del lavoro stagionale in ambito turismo che caratterizza il territorio, mostrando nette differenze in negativo rispetto ai valori regionali e a quelli nazionali. I valori dei tassi di disoccupazione (15-74 anni) e giovanile (15-29 anni) presentano valori peggiorativi rispetto ai dati nazionali, ed ancor più distanti dagli ottimi valori regionali.
Negativo anche il valore del tasso di infortuni mortali e con inabilità permanente sul totale degli occupati (al netto delle forze armate) per 10.000 occupati (14,7%), con una percentuale superiore sia al dato regionale che a quello nazionale.
Gli indicatori della dimensione benessere economico descrivono per il territorio Riminese delle criticità per quanto riguarda il tema del reddito e delle difficoltà economiche, fortemente legati alla stagionalità che caratterizza il mondo del lavoro; migliore la situazione dell’indicatore relativo al tema delle diseguaglianze; nel dettaglio:
Negativo il valore del reddito lordo pro capite (16.879,50 euro) che risulta inferiore al dato italiano (-1.645,80 euro), ancor più netta la differenza con il valore regionale (-5.608,70 euro).
La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti in provincia di Rimini, dato dal rapporto tra la retribuzione totale annua dei lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo assicurati presso l’Inps e il numero dei lavoratori dipendenti, presenta valori tutt'altro che positivi: è inferiore al dato nazionale (-26,2%) ed ancor di più rispetto al dato regionale (-31,8%).
Vicino ai territori di confronto, ma sempre peggiorativo, è l’importo medio annuo delle pensioni. La percentuale di pensionati con pensione di basso importo dato dal rapporto tra le pensioni vigenti inferiori a 500 euro sul totale delle pensioni (23,9%) è in linea con il dato nazionale (23,1%), ma ancora superiore a quella regionale (20,0%).
Ottimo l’indicatore in tema di diseguaglianze: nella differenza di genere nella retribuzione media dei lavoratori dipendenti, lo svantaggio delle donne risulta molto inferiore rispetto al dato nazionale ed ancor di più rispetto alla regione.
Negativo il tasso di ingresso in sofferenza bancaria delle famiglie dove il valore in provincia di Rimini è superiore ai valori regionale e nazionale.
La dimensione relazioni sociali mostra tendenze diverse tra i suoi temi di disabilità, immigrazione e società civile; nel dettaglio:
Il territorio riminese registra una minore percentuale di alunni disabili presenti nelle scuole, sia nel totale che nelle scuole secondarie di secondo grado, rispetto a regione e Italia; la percentuale di alunni con disabilità sul totale degli alunni nell’anno scolastico 2019/2020 è in provincia di Rimini del 2,8%, inferiore di 0,2 p.p. rispetto alla percentuale media regionale e inferiore di 0,3 p.p. rispetto alla percentuale media nazionale. Per quanto riguarda le sole scuole secondarie di secondo grado il valore della provincia di Rimini (2,4%) si distanzia maggiormente dal valore regionale (-0,4 p.p.) rispetto a quello nazionale (-0,2 p.p.).
Negativo per l’anno 2019 l’indicatore relativo alla composizione percentuale di postazioni informatiche adatte nelle scuole secondarie di secondo grado dove il valore in provincia di Rimini (53,3%) è molto lontano dai valori simili che si rilevano in regione (77,3%) e in Italia (72,6%).
Positiva in tema di immigrazione la percentuale dei permessi di soggiorno sul totale degli stranieri residenti (83,9% nel riminese), superiore al dato regionale (+11,6%) e ancor più superiore rispetto al dato nazionale (+17%).
Il valore relativo alle associazioni o gruppi di volontariato sul totale della quota di istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti in provincia di Rimini (58,4) è di poco inferiore al valore nazionale (60,1), peggiorativo rispetto al valore regionale (62,4).
La dimensione politica e istituzioni presenta situazioni in chiaroscuro nei diversi temi della inclusività istituzionale e della gestione delle amministrazioni locali; nel dettaglio:
Buona la percentuale di donne sul totale degli amministratori di origine elettiva (38,0%), il suo valore è in linea con i valori medi regionali (38,7%), ed è migliorativo rispetto al dato nazionale (33,4%).
Negativa invece la percentuale di giovani di età inferiore ai 40 anni sul totale degli amministratori comunali di origine elettiva: il valore della provincia di Rimini (20,4%) è inferiore con differenze significative sia al valore nazionale (-6,6 p.p.) che al valore regionale (-8,3 p.p.).
Positivo il valore relativo all’incidenza delle spese rigide sulle entrate correnti dell’Amministrazione provinciale di Rimini (23,5%), dato migliorativo rispetto al valore regionale (28,8%) e a quello medio nazionale (25,8%).
La capacità di riscossione dell’Amministrazione provinciale di Rimini che misura il rapporto tra l’ammontare delle riscossioni in conto competenza e le entrate accertate è uguale ai valori del dato regionale e dal dato nazionale (0,8 per 1 euro di entrata).
La dimensione sicurezza, che analizza il tema della criminalità ed il tema della sicurezza stradale, presenta indicatori per lo più positivi per il territorio riminese; tutti gli indicatori sono riferiti all’anno 2019 e nel dettaglio si evidenzia:
Il tasso di omicidi volontari consumati che misura la media negli ultimi tre anni del numero di omicidi per 100.000 abitanti è pari a 0, valore migliore rispetto alla media regionale e nazionale. Positivo per il territorio riminese anche il dato relativo alle truffe e frodi informatiche che presenta un valore inferiore sia alla media italiana che a quella regionale. Differente è la situazione del tasso di criminalità predatoria che viene influenzato dall’alta concentrazione di presenze turistiche, in particolar modo nel periodo estivo quando tendono a prodursi con maggiore frequenza fenomeni di criminalità predatoria; in questo caso il numero di rapine denunciate ogni 100.000 abitanti è 71,9 (+78,4% rispetto al dato nazionale e +76,2% rispetto alla regione).
L’andamento territoriale del tasso di violenze sessuali (12,4 ogni 100.000 abitanti) è in linea con i valori regionali, ma significativamente peggiorativa rispetto all’8,1 del dato medio nazionale.
Anche in tema di sicurezza stradale si nota come la presenza turistica nel territorio riminese influenzi il dato se questo è calcolato sul numero di abitanti: infatti mentre i dati relativi all’indice di lesività degli incidenti stradali misurati come numero di feriti per 100 incidenti stradali evidenziano strade più sicure nel territorio riminese rispetto ai territori di confronto, il tasso di feriti ogni 1.000 abitanti ha un valore peggiore rispetto alla media regionale e nazionale.
Molto discordante nei vari indicatori della dimensione paesaggio e patrimonio culturale la posizione del territorio riminese rispetto ai territori di confronto. Nel dettaglio: molto bassa la densità di verde storico e parchi urbani di notevole interesse pubblico (ai sensi del D.lgs. 42/2004) sul totale delle superfici urbane nel comune capoluogo della provincia di Rimini (0,5 mq per 100 mq di superficie urbanizzata), al di sotto dei valori medi del territorio della Regione Emilia-Romagna (0,7) e ancor di più dai valori nazionali (1,8).
Ottimi gli indicatori relativi al patrimonio culturale che testimoniano come l’attenzione messa in campo dalle politiche territoriali negli ultimi anni abbia dato i suoi frutti: il numero di strutture espositive permanenti per 100 kmq presenta per il territorio riminese un valore (2,1) di gran lunga superiore ai dati regionale (1,1) e nazionale (1,6); ancor più positivo il dato relativo alla dotazione di risorse del patrimonio culturale che registra per Rimini un numero doppio rispetto alla media nazionale .
Punto di forza del territorio riminese è la diffusione di aziende agrituristiche (8,6 ogni 100 kmq), che presenta valori positivi rispetto ai territori di confronto (5,3 il dato regionale e 8,1 il dato nazionale); l’alta densità di aziende agrituristiche rispecchia la caratterizzazione turistica del territorio.
La percentuale di comuni in cui sono presenti aree di particolare interesse naturalistico (presenza siti della Rete Natura 2000) è inferiore al dato regionale ed in linea con il dato nazionale.
Fatta eccezione per la dispersione da rete idrica e gli impianti fotovoltaici istallati per Kmq l’analisi della dimensione ambiente evidenzia una situazione non positiva per il territorio provinciale rispetto alla regione ed alla nazione; nel dettaglio:
Per quanto riguarda gli indicatori della qualità ambientale, la disponibilità di verde urbano del capoluogo di provincia di Rimini (20,3 mq per abitante) mostra un valore significativamente inferiore rispetto al territorio regionale (43,9 mq per abitante) ed a quello nazionale (33,8 mq per abitante). Peggiorativo anche il quadro riguardante il numero di giorni di superamento di limiti di inquinamento dell’aria PM10 dove il valore del capoluogo di provincia (43 gg) è di gran lunga superiore al valore regionale (32 gg). Leggermente migliore la situazione del numero di giorni di superamento per il biossido di azoto NO2 con valori provinciali (42 gg) inferiori al dato regionale (46 gg).
Positivo l’indicatore relativo alla dispersione da rete idrica che misura il valore percentuale del volume delle perdite idriche totali sui volumi immessi in rete; il dato della provincia di Rimini (25,6%) è migliorativo sia del dato regionale (-17,9%) che del dato nazionale (-39%).
Il consumo di energia elettrica per uso domestico mostra valori leggermente superiori alla media regionale (+8,4%) ed a quella nazionale (+14,1%).
Negativa la percentuale di consumi da energia elettrica coperti da fonti rinnovabili sul totale dei consumi interni lordi dove il dato in provincia di Rimini (10,3%) è circa la metà del valore medio regionale (20,5%) e circa un terzo di quello nazionale (34,9%).
La percentuale della produzione lorda degli impianti fotovoltaici installati rispetto al valore Italia è in provincia di Rimini dello 0,4% del totale italiano contribuendo al 9,6% del valore regionale.
Ottimo il dato relativo al numero di impianti fotovoltaici installati per Kmq dove il valore della provincia di Rimini è circa il doppio del valore di regione e circa il triplo del nazionale.
Nel territorio riminese gli indicatori della dimensione innovazione, ricerca e creatività mostrano valori negativi in tema di innovazione e positivi in tema di ricerca; nel dettaglio:
Negativo il valore della propensione all’acquisizione di licenze e brevetti nelle imprese attive con più di 3 addetti che misura la percentuale di imprese attive che hanno acquisito licenze e brevetti sul totale delle imprese attive impegnate in progetti di innovazione: con il valore di 5,1% i rapporti dai valori regionale (-36,9%) e nazionale (-34,3%) risultano importanti.
La specializzazione produttiva nei settori ad alta intensità di conoscenza, misurata tramite la percentuale di imprese con attività principale nei settori manifatturieri ad alta tecnologia e nei servizi ad alta intensità di conoscenza sul totale delle imprese (esclusa PA), mostra una situazione negativa nel territorio provinciale dove la distanza dai valori simili dei territori di confronto è di circa 4 punti percentuale.
Positivo il valore relativo all’innovazione del sistema produttivo che misura la percentuale di imprese attive con più di 3 addetti impegnate in progetti di innovazione e di imprese attive con utilizzo di piattaforme digitali sul totale delle imprese attive in provincia di Rimini (53,9%), superiore rispetto al dato regionale (+7,4%) ed al dato nazionale (+12,1%).
La dimensione qualità dei servizi mostra per il territorio riminese un quadro positivo in quasi tutti gli indicatori nel confronto con le medie nazionali, evidenziando però ancora un generale ritardo nei confronti dei dati regionali; nel dettaglio:
Gli indicatori relativi alla presenza di servizi dell’infanzia nel territorio ed ai bambini tra i 0-2 anni che hanno usufruito di servizi pubblici per l’infanzia presentano valori intermedi tra i territori di confronto; superiori rispetto ai dati nazionali ma ancora distanti dai valori medi regionali.
Positivo è l’indicatore di emigrazione ospedaliera in altra regione per ricoveri ordinari acuti sul totale delle persone ospedalizzate residenti nella regione dove la provincia di Rimini (il 3,6%) presenta un valore al di sotto di quello regionale (-12,2%) e di quello nazionale (-44,6%).
Discordanti i risultati dei servizi di pubblica utilità: positivo il numero medio annuo per utente delle interruzioni del servizio elettrico senza preavviso e superiori ai tre minuti è per la provincia di Rimini di 1, migliore rispetto al dato di 1,3 della regione e di 2,4 nazionale; la raccolta differenziata di rifiuti urbani raggiunge il 69,5%, in linea rispetto al dato regionale e +13,4% rispetto al dato nazionale; negativo e ancora molto distante dai valori regionali e nazionali è il dato relativo al numero di famiglie con accesso a Internet tramite fibra ottica.
Negativo l’indice di sovraffollamento negli istituti di pena per la provincia di Rimini (il 114,3%) che presenta un valore superiore rispetto ai dati regionale e nazionale, evidenziando una situazione di difficoltà.
L’indicatore relativo ai posti-km offerti dal trasporto pubblico locale in complesso nei comuni capoluogo di provincia (valori per abitante) presenta un valore superiore al dato regionale ed inferiore rispetto al dato nazionale. L'indicatore risulta fortemente condizionato dal numero di km/anno di servizio Tpl, assegnato alle singole Province dalla Regione Emilia-Romagna in fase di programmazione.
Elaborazione dati e commento a cura di ISTAT – UPI – ANCI su fonti varie
Report completo scaricabile dal sito www.besdelleprovince.it
Il "Sistema informativo statistico del Bes delle province" è una attività che si concentra sull’integrazione e sull’utilizzo di indicatori di sviluppo sostenibile alla quale collaborano venticinque Province e sette Città metropolitane confrontandosi su innovazioni sviluppate e problematiche affrontate per l'elaborazione di indicatori territoriali di sviluppo sostenibile dei territori provinciali. Giunto quest’anno alla settima edizione, il progetto consolida le attività sinergiche tra istituzioni nell’ambito del Sistema Statistico Nazionale e si configura come una buona pratica sul versante organizzativo e statistico, in piena applicazione del protocollo di intesa sottoscritto nel 2020 tra Istat, Upi, Anci, Regioni e Province Autonome. Il prodotto del lavoro Bes delle Province e Città metropolitane 2021 copre undici aree tematiche, nucleo principale di settantacinque indicatori di benessere e sostenibilità. Questo vasto patrimonio informativo rappresenta una risorsa utile ai decisori pubblici per lo sviluppo delle agende di sviluppo sostenibile a livello territoriale.
[Comunicato Stampa n. 89 del 24 agosto 2022]